A QUIET PLACE – IL SALVIFICO POTERE DEL SILENZIO

In un mondo fatto di suoni è difficile immaginare un contesto in cui emettere anche il più flebile rumore è fonte di pericolo. In un mondo come il nostro dove tutto è suono – dalle notifiche dei cellulari, che spezzano in continuazione ogni tipo di azione o conversazione; ai rumori prorompenti della città dove le strade intasate si affollano di gente rumorosa, intrappolata in mezzo al frastuono – non possiamo fare altro che contribuire a produrne di nuovo.

Cosa accade, però, nel momento in cui solo il silenzio assoluto offre una possibilità di sopravvivenza? Quando l’umanità viene assediata da misteriosi mostri assetati di sangue che attaccano al minimo rumore, la famiglia Abbott adotta immediatamente un sistema difensivo estremo: il silenzio assoluto. Agevolati dalla conoscenza pregressa del linguaggio dei segni, imparato per comunicare con la figlia non udente, gli Abbott cominciano via via a compiere qualsiasi attività senza produrre alcun suono e così restano in vita a differenza di moltissime altre persone.

John Krasinski scrive, dirige e interpreta un film di genere thriller-horror ma che riguarda soprattutto il concetto di famiglia e il rapporto tra genitori e figli. La sfida più grande è quella di creare di fatto un film muto in un’epoca storica in cui siamo abituati a sentire un’incredibile quantità di parole e dialoghi, spesso neppure necessari. Gli attori protagonisti (tra cui si annoverano, oltre al citato John Krasinski, Emily Blunt e Millicent Simmonds) asseriscono, in varie interviste, di aver guardato numerosi film di Chaplin e Keaton per prepararsi ai rispettivi ruoli e di aver così compreso di poter recitare senza il fondamentale uso della parola.

In un’ambientazione da città fantasma gli Abbott vivono isolati contando solo gli uni sugli altri e nascondendosi dalle creature che minacciano la loro sopravvivenza. Si tratta di mostri ciechi con un udito tanto sviluppato da portarli ad attaccare al più lieve suono. I genitori insegnano ai figli quali suoni sono sicuri e quali possono mettere a repentaglio la loro vita e, nel frattempo, cercano di portare avanti un’esistenza che abbia una parvenza di normalità. E’ chiaro sin sa subito che il pericolo è reale. Una notte diverse circostanze particolarmente sfortunate si susseguono. La nascita di un nuovo figlio per la coppia Abbott viene seguita da un sacrificio crudele. Complicato è il rapporto tra la figlia maggiore e il padre. Nonostante quest’ultimo provi per lei un profondo amore non riesce a ristabilire lo stesso contatto che i due avevano prima di un terribile incidente.

Proprio per la presenza di tematiche familiari e affettive al film resta ben poco di horros, forse qualche rivolo di sangue. Certo, le creature sono paurose e le atmosfere cupe e tetre contribuiscono a far saltare lo spettatore sulla poltrona in alcune scene, ma il lavoro sul sonoro, come capita per molti film del genere, è quello che crea il vero terrore. È come se Krasinski volesse mettere alla prova lo spettatore che non può fare a meno di pensare: “E se succedesse davvero? E se dovessi davvero, io stesso, vivere una vita in silenzio?”

Con una serie di riflessioni il film rimane impresso nella memoria di chi lo guarda. Siamo tanto abituati a rumori di qualsiasi natura da credere sia impensabile farne a meno. Krasinski, con la sua opera di genere, ci dimostra il contrario.

Di Giada Scalzo

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