Federica Angeli è una cronista de La Repubblica. Nata e cresciuta ad Ostia, non ne può più di assistere ai soprusi che la mafia operata dai Costa infligge ai cittadini. Così decide di aprire un’inchiesta sugli affari loschi del clan ed ecco che le minacce arrivano, sia a Federica, che alla sua famiglia. Da un giorno all’altro la giornalista viene messa sotto scorta e la sua vita si trasforma: abituata alla libertà e all’indipendenza deve rispondere agli agenti di qualsiasi movimento ed essere accorta alle intimidazioni mafiose.
Questa non è solo la trama del film A Mano Disarmata (qui il trailer), uscito il 6 giugno in tutte le sale italiane, ma la trasposizione cinematografica di quello che è accaduto realmente a Federica Angeli. Adattato dall’omonimo romanzo scritto dalla cronista, la sceneggiatura del film è stata scritta insieme a una giovane Domitilla Shaula Di Petro. La Laser Film, in associazione con Rai Cinema, affida la regia ad un veterano Claudio Bonivento, noto per Mery Per Sempre e La Scorta.
Nei panni della giornalista c’è una perfetta Claudia Gerini, che oltre alla somiglianza fisica condivide con la Angeli la provenienza geografica. L’attrice romana riesce ad interiorizzare paure, rinunce e lotte continue con sé stessa, i familiari, il lavoro. Emerge così il carattere forte e determinato di una donna pronta a tutto pur di raggiungere la legalità.
Più deludente la regia, in cui Bonivento utilizza per due terzi del film primi piani che comunicano allo spettatore ridondanza e claustrofobia. Una scelta stilistica? Si spera. Per riuscire nello scopo, un film d’impegno civile deve avere una salda impronta cinematografica in cui la spettacolarizzazione deve essere l’elemento cardine. A Mano Disarmata aveva un ottimo potenziale che purtroppo è andato sprecato.
Dunque non abbiamo capito: qual è lo scopo del film? Commuovere, documentare o tenerci inchiodati alla poltrona? Stabilirlo è difficile. L’assenza totale di tensione rende la pellicola scialba, una sitcom noiosa in cui le azioni sembrano una commistione di blocchi narrativi indipendenti l’uno con l’altro. Per non parlare delle inquadrature aeree ripetitive ad ogni stacco (sempre le stesse viste da diverse angolazioni), giusto per ricordarci che l’ambientazione della narrazione è Ostia.
Oltre al lato artistico poco solido, A Mano Disarmata affronta il privato di una donna mostrando la difficoltà di vivere serenamente la quotidianità e le dinamiche che possono crearsi in una comune famiglia. Non dimentichiamoci che la pellicola descrive una situazione drammatica reale, e Bonivento, tralasciando la regia, è riuscito comunque a trasmettere quello stacco repentino libertà/sorpresa risultato efficace. Anche se è una pellicola che dimenticheremo presto, A Mano Disarmata trasmette empatia e i temi ci sono tutti: la solitudine, la paura, la giustizia e la libertà.
Contro la mafia si perde se sopraffatti dalla paura. Parola di Federica Angeli.