Si dice spesso che la storia la scrivono i vincitori. Di questi avidi scrittori della storia, però, ogni tanto qualcuno si ricorda di un perdente e, mosso dalla compassione (o più spesso dalla superbia), lascia che il suo nome si impigli nella rete di parole che sta scrivendo. E forse è quello che è successo con Doug Kenney. Perché nella rivoluzione della commedia statunitense degli anni ’70, il vincitore è il Saturday Night Live ed il suo creatore Lorne Michaels. Pochi però si ricordano che i vari Belushi, Aykroyd e Chase sono nati dalla creatura di Kenney: il National Lampoon, rivista satirica irriverente e noncurante di convenzioni o tabù.
E A Futile and Stupid Gesture (trailer), prodotto da Netflix (uno dei futuri vincitori?), mette in scena gli insuccessi di Kenney (Will Forte), una persona che tende al fallimento in ogni cosa che fa: non riesce a mandare avanti la rivista, non riesce a smettere con le droghe, non riesce a tenere in piedi il suo matrimonio. E la formula narrativa con la quale viene narrato tutto ciò è allo stesso modo una serie di insuccessi, una serie di strade percorse al loro imbocco, ma mai fino in fondo: comincia come un mockumentary, procede come un film dalla struttura classica e lineare, si conclude con una poderosa rottura della quarta parete.
L’intera vita di Kenney è un fallimento che consente agli altri di raggiungere la vetta. Dalle ceneri del Lampoon, il Saturday Night Live, dalle ceneri del suo folle romanzo Teenage Commies from Outer Space, il capolavoro parodico National Lampoon’s 1964 High School Yearbook. Dalle ceneri di Doug Kenney, una nuova comicità rivoluzionaria. E la sua parabola ci suggerisce, forse, proprio questo: che prima dei vincitori ci sono sempre dei perdenti che hanno spianato la strada e l’hanno resa percorribile. E quello di Doug Kenney è uno dei fallimenti più gloriosi tra quelli che abbiamo mai ignorato.