Un film italiano tratto da una graphic novel italiana. Già questo giustificherebbe un interesse particolare verso 5 è il Numero Perfetto (trailer), per giunta diretto e scritto da Igort, autore dell’omonima opera cartacea. Se poi nel calderone ci butti attori del calibro di Toni Servillo, Carlo Buccirosso e Valeria Golino ed un trailer che promette una fotografia da urlo ed un ritmo indiavolato come si vede poco spesso in Italia, allora si alza ancora il tiro. Aspettative altissime, purtroppo solo in parte rispettate.
Dal punto di vista estetico, è un film incredibile. Non c’è un’inquadratura che non sia curatissima, che sia per il punto macchina o per la luce, con una Napoli notturna ed uggiosa che sembra una Sin City con i colori del favoloso mondo di Amelie. La triade di attori si muove a suo agio in quegli spazi, sempre credibili e degni della loro fama. Lo stesso ritmo è come da programma, veloce e ritmato. Peccato che proprio quest’ultimo elemento non allontani la noia, anzi la fomenti.
Sembra un paradosso, ma non lo è. Infatti, la narrazione è portata dall’ansia di imbroccare un ritmo elevato ad accelerare fin da subito a mancare una presentazione profonda ed efficace dei personaggi. Così i numerosi avvenimenti che uno dopo l’altro si succedono (troppi per un minutaggio inferiore alle due ore) perdono di interesse, perché per non risultare noiosi si deve empatizzare con i personaggi che li vivono. Il lato estetico superbo riesce così solamente a ritardare la noia, che infine giunge e monta. Fino ad una conclusione con colpo di scena che è pure inaspettato, ma che risulta spuntato e non incisivo.
Si rimane, così, con in mano un prodotto che non riesce ad uscire dalla medietà, nonostante si riesca a sentire l’eco della possibile eccellenza che è stata mancata. 5 è il Numero Perfetto è un film che, una volta finito, non invoglia in alcun modo la seconda visione, ma che, paradossalmente, rende curiosi di una versione ampliata, diluita, allungata. Si arriva a desiderare uno dei meccanismi commerciali forse più odiosi e inutili degli ultimi anni, che in questo caso potrebbe ottenere una felice applicazione: la director’s cut. Nel film si dice che 5 è il numero perfetto e cinque sono anche i capitoli della narrazione, ma forse in quest’ultimo caso sarebbe stato meglio il doppio.