Diciamolo: tutti conosciamo la saga di James Bond, la storia dell’agente britannico doppio zero con la licenza di uccidere, grande seduttore e intenditore di Martini. Nato dalla penna di Ian Fleming e diventato icona internazionale dello spionaggio televisivo – cinematografico, l’agente 007 ha ormai alle sue spalle una storia pluridecennale. Questa negli anni, con il cambio generazionale del pubblico e dei suoi gusti, ha subito cambiamenti radicali, atti a restare in conformità sia con le linee morali della società odierna, sia con la continua richiesta dello spettatore appassionato. Si vede un James Bond più profondo, umano, segnato dai dolori di una vita, che lo sta pian piano abbandonando nel passato verso il nuovo millennio tecnologico. Questa è la storia di Skyfall (trailer), film di Sam Mendes uscito nelle sale inglesi 10 anni fa il 26 ottobre del 2012.
Il 23° capitolo della Saga di 007, interpretato qui per la terza volta da Daniel Craig, è stato prodotto dalla triade EON Productions, MGM e Columbia Pictures con un budget di 200 milioni di dollari. La produzione, nata nel 2010 e interrotta diversi mesi per la crisi economica, è sbocciata l’anno successivo per un periodo di lavoro complessivo di oltre un anno. Ciò ha permesso di creare un prodotto intenso, dalle sfumature dark e profondamente psicologiche, che si possono notare persino a partire dai titoli di testa. Questi anticipano, attraverso i suoi occhi, il cammino di James Bond in un gioco di specchi tra gli agenti doppio zero del vecchio “regime” contro il progresso globale informatico.
Questa battaglia mette a duro confronto la spia inglese non solo in Skyfall, ma anche nei film a seguire, in quanto mostra le esitazioni e le difficoltà di un uomo ormai definito inadeguato. Skyfall è dunque definibile come un viaggio extracorporeo per 007, che sonda nella sua mente e nella sua storia personale, al solo scopo di scavare fino in fondo l’iter di un piccolo orfano diventato l’agente senza scrupoli che noi tutti conosciamo.
Difatti, solo ripercorrendo il tunnel oscuro della sua infanzia, James Bond può seppellire tutti gli scheletri nell’armadio dell’agenzia. Obsoleti, invecchiati, logorati dalle ferite del passato, questi risorgono dalla tomba per radere al suolo ogni fondamenta, non solo metaforiche ma anche fisiche. Nel film infatti Skyfall non è altro che la vecchia tenuta della famiglia Bond, dove James, molti anni prima, aveva perso i genitori. La usa come una safe house, la culla protettiva prima della sua resa dei conti.
Ancora una volta 007, idealizzato come ponte di collegamento delle due fazioni del fiorente spionaggio tecnologico e dell’attempato MI6, elimina tutto ciò che lo incatena al passato, lasciandosi alle spalle quel poco che resta.
In Skyfall la dicotomia del vecchio e del nuovo viene rimarcata sotto ogni punto di vista. Primo tra tutti l’excursus visivo. All’interno della trama, Mendes passa il suo filo conduttore delle varie location sparse in tutto il mondo. Partendo ovviamente dalla capitale britannica, Londra, nel suo immaginario underground, per passare dalla città caotica e ipercolorata di Shanghai, per concludersi infine nelle sconfinate, pacifiche radure della Scozia.
Bisogna dire però che lo streguo confronto del passato e del futuro, ha contaminato nel film anche le principali caratteristiche dell’agente doppio zero: l’inconfondibile Aston Martin e le Bond girl. Nel primo caso vediamo come James Bond, nonostante usi molte auto durante la missione, predilige sempre la sua icona macchina d’epoca. Caratteristica per la sua linea morbida e elegante, la Aston Martin DB5 viene equipaggiata di tutti i suoi classici armamenti, dal mitragliatore nel fanale, al vetro antiproiettile, estremamente determinanti nella risoluzione del suo incarico.
Per quanto riguarda invece le Bond girl, il regista propone un grande cambiamento. Nella pellicola a ricoprire tale ruolo non è un’unica donna, ma al contrario sono due, ovvero Eve Moneypenny (Naomie Harris) e Sévérine (Bérénice Marlohe). Rispetto ai suoi antecedenti, Skyfall si distingue per la caratterizzazione delle protagoniste femminili. Entrambe le attrici hanno avuto la possibilità di gettare le basi per una rivoluzionaria costruzione del personaggio. Tale percorso risulta essere accattivante in primo luogo, ma nel suo sottotesto complesso. Non solo bellezza, quanto intelligenza, acume, charme e sangue freddo fanno da principe al physique du rôle delle Bond girl, ora centrali per lo svolgimento della trama.
In conclusione Skyfall, con un incasso di oltre un miliardo di dollari, si è confermato uno dei più redditizi e coinvolgenti titoli della saga sullo spionaggio inglese doppio zero.