Due sorelle, Sakura e Momoko Ando, sono il fulcro creativo di questo film sorprendente. L’eclettica Sakura è uno dei volti-simbolo del cinema d’autore giapponese, una versatile interprete che ha lavorato accanto a nomi del calibro di Miike Takashi e Sono Sion. In quanto protagonista di 0.5 mm (trailer), conferma ancora una volta la sua rinomata capacità di adattarsi ai ruoli più disparati. Anche la sorella Momoko, a dispetto del fatto di essere una scrittrice e regista semi-esordiente, ama stupire con una narrativa fuori dagli schemi, ricca di sorprese. Il suo 0.5 mm esce dapprima come romanzo nel 2011 e, tre anni dopo, vede la nascita anche sul grande schermo con tre ore di indiscutibile qualità. Il film ci è stato riproposto dal Japanese Film Festival Plus (interamente online nel 2021), nel corso della sua sesta giornata.
Sawa (Ando Sakura) è una giovane badante che, in seguito a una serie di sfortunatissimi eventi, si ritrova a dover vagabondare in strada, senza lavoro. Il suo indubbio talento nell’assistere e nel relazionarsi con gli anziani la porterà a fare molte bizzarre ma preziose conoscenze lungo la sua strada (infatti, alcuni dei numerosi stilemi rintracciabili nel film sono proprio quelli del road movie). Ognuna delle inusuali convivenze con questi simpatici (più o meno) vecchietti, solo apparentemente lontani da Sawa nel tempo e nello spirito, ognuna di queste voci puntualmente inascoltate nel mondo attuale, le fornirà un’importante lezione di vita. L’epilogo del film cambierà registro con rivelazioni del tutto sorprendenti, aprendosi completamente all’irrinunciabile tematica femminile e di genere.
Nonostante la durata eccezionale del film e un ritmo definibile come lento, 0.5 mm può vantare un virtuosistico mix di stili e tonalità che non perde mai mordente e che crea un continuum scorrevole e mai fuori fuoco. I numerosi fili del discorso ci intrattengono e intanto, a nostra insaputa, stratificano i significati di un quadro che alla fine ci lascerà di stucco. La struttura del film si può definire episodica o, meglio ancora, suddivisa in atti o movimenti, sottolineati dal particolare impiego della musica. A ogni tappa del suo percorso Sawa, un po’ come una Dorothy in un mondo scalcinato, riesce a portare via con sé un piccolo tesoro. Insieme a lei ci avventuriamo in uno spaccato esistenziale che a volte ci sorride con dolcezza, altre invece lancia sferzate crudeli.
Una visione che ha un importante focus sulla questione della senilità e del conflitto generazionale, ma che spazia inaspettatamente verso la storia e l’individualismo: il titolo 0.5 mm racchiude in sé una serie di significati legati all’altruismo, all’importanza di condividere con gli altri l’orizzonte delle proprie azioni, alla morte di ogni ideale tipica dei nostri tempi, a un mondo che ormai gli anziani stentano a riconoscere.
L’ultima parte del film cambierà drasticamente prospettiva, facendosi molto più tragica, molto più nichilista, i vari fili della storia raccolti a formare qualcosa che fino a quel punto era sempre stato fuori fuoco. Ma ad avviluppare e sconvolgere in 0.5 mm sono soprattutto i repentini cambi di personalità di Sawa: da insicura e indifesa, a spietata approfittatrice, fino a momenti da eroina sia classica che tragica. La bravura di Ando Sakura nell’interpretare questa protagonista imprevedibile esercita un incredibile fascino sullo spettatore, facendolo continuamente entrare e uscire dal meccanismo di identificazione.
0.5 mm è un film unico per il suo verismo a tratti terrificante, l’ironia amara e sardonica, i picchi di rilascio emotivo ben distribuiti, che fanno piangere senza ricorrere al patetismo, ma soltanto alla pura verità. Purtroppo, il film è stato disponibile in streaming gratuito sulla piattaforma del JFFP soltanto per la giornata della sua presentazione, ma è un titolo da tenere d’occhio, come lo è anche la sua talentuosa regista, Ando Momoko.