The Karate Kid – Per vincere domani: 40 anni del film sul karate

The Karate Kid, approfondimento per i 40 anni del film di John G. Avildsen

In un’epoca quale gli anni ’80, dove le arti marziali erano passate da essere un genere di Serie Z, all’essere considerate un astro nascente e poi quasi morto (con il decesso di Bruce Lee) dell’industria americana; Hollywood era alla stregua ricerca di un’opera cinematografica brillante e iconica, che non solo riconsacrasse questo filone, ma che spingesse i giovani a rientrare nelle sale. Per fortuna, lo ritrovò nel film per ragazzi The Karate Kid – Per vincere domani (trailer), del 1984.


La storia è quella di Daniel La Russo (Ralph Macchio), un giovane sedicenne del New Jersey appena trasferitosi in un piccolo quartiere della California, che, oltre a essere costretto a cambiare scuola, casa e amici, si ritrova ad affrontare la sua nuova vita da adolescente.
Daniel, in una festa sulla spiaggia, fa la conoscenza di una ragazza, Ali Mills (Elisabeth Shue), con cui scoppia da subito un certo interesse reciproco.
A rovinare le cose, però, ci pensa l’ex fidanzato di lei, Johnny Lawrence (William Zabka), un karateka della scuola Cobra Kai che, insieme al suo gruppetto di amici e compagni di palestra, interrompe la festa e picchia selvaggiamente il nostro protagonista, senza pietà.
Infatti, rispettando letteralmente gli insegnamenti malsani del loro maestro (sensei) John Kreese (Martin Kove), i ragazzi del Cobra Kai diventano i bulli del giovane La Russo, che viene perseguitato, malmenato e deriso brutalmente fino all’intervento improvviso, e del tutto provvidenziale, del Sig. Miyagi (Noriyuki “Pat” Morita).

Quest’ultimo, un uomo piccolo e dall’aria vagamente assente, si rivela essere un karateka a tutti gli effetti, dell’antica scuola di Okinawa, il suo paese d’origine, e per tale motivo Daniel, dopo sua supplichevole richiesta, viene preso sotto l’ala protettiva del suo nuovo maestro.
Miyagi dunque lo addestra, soprattutto in previsione della sfida inter nos con i Cobra Kai, concordata con il loro “sensei”, che si svolgerà al torneo di Karate Under 18 di All Valley.

Tra un lavoretto manuale e l’altro, il giovane La Russo scopre non solo di star imparando le tecniche essenziali del Karate, ma soprattutto l’ideologia, la filosofia e la forgiatura morale che stanno alle sue fondamenta. Il giorno del torneo Daniel San dà sfoggio delle sue abilità, acquisendo sia una rinnovata fiducia in se stesso, sia scalando, incontro dopo incontro, la vetta della finale, che però viene quasi ostacolata dai due studenti Cobra Kai Bobby Brown e il senpai Johnny Lawrence. Nonostante siano stati costretti, dal loro cattivo maestro, a ricorrere a pratiche scorrette al ginocchio per atterrarlo, l’infortunato La Russo riesce a vincere la competizione contro Lawrence, affermando, una volta per tutte, il suo valore come karateka.


Debuttato nelle sale statunitensi il 22 Giugno 1984, il film di John G. Avildsen è stata la pietra miliare del genere sulla rivalsa adolescenziale, dove per l’appunto il protagonista, un giovane liceale in fase di sviluppo, deve affrontare il cambiamento verso la vita adulta.
Paragonato come la versione per ragazzi dell’altrettanto amata opera di Avildsen Rocky (1976) (grazie al quale il regista vinse il premio Oscar per “miglior regia”), The Karate Kid – Per vincere domani è stato in quegli anni, ed è tutt’ora, l’esempio lampante di ogni neo adulto, del cavarsela da solo in un mondo ostile, fatto di bulli, sfide pericolose e ostacoli, da sormontare lungo il percorso di crescita.


Nato dall’idea del produttore Jerry Weintraub di realizzare un film similare alla storia di un ragazzo, divenuto un karateka a causa dei bulli, ascoltato in un servizio al telegiornale; il film ebbe un immenso successo grazie alla perfetta sceneggiatura dello scrittore Robert Mark Kamen, il quale, essendo stato un praticante di karate per ben 17 anni, ha saputo costruire ad hoc la messa in scena dell’intera trama.
Realizzato con un budget di 8 milioni di dollari, e con un incasso conseguenziale superiore ai 90 milioni, solamente negli Stati Uniti, The Karate Kid – Per vincere domani è stato girato in meno di 2 mesi, per l’esattezza del 31 ottobre al 16 dicembre del 1983, spaziando in numerose location in giro per l’America. Dal New Jersey, all’ Arizona, a Pheonix e la maggior parte delle scene in California, la varietà di quest’ ultime contribuirono a settare, all’ interno della pellicola, il mood della storia, dando d’altronde veridicità al “viaggio dell’eroe” emergente verso una nuova meta e alla scoperta di se stesso.


Dunque, The Karate kid – Per vincere domani vuole essere una disamina leggera, audace, ma comunque con argomenti di rilevanza, della presa di coscienza del nostro io personale, o meglio quello di ogni singolo adolescente costretto ad affrontare, prima di qualsiasi altro avversario nella realtà, il suo assopito e misterioso nemico interiore che sarà un domani. Pertanto Daniel La Russo affronta nel film, come tutti noi dopotutto, una dura lotta interiore e esteriore, per capire, in primis, chi è veramente, e se ha, in secondo luogo, il coraggio di affrontare a testa alta le sue battaglie personali.


Un turbinio di emozioni, pensieri e dubbi che possono essere disciplinati solo attraverso lo studio delle arti marziali e dei loro dettami.
Invero il karateka, o in generale il principio delle arti marziali, deve rispettare il codice del Bushido, “la via del guerriero”, dogma dell’antico samurai non solo nell’arte della guerra, ma anche e soprattutto nello stile di vita morale, giusto, rispettoso e mai aggressivo senza alcun motivo.
Quindi, il giovane La Russo si ritrova davanti a un lungo percorso di apprendimento di triplice diramazione: spirituale, mentale e fisico, dove nessuna componente prevarica l’altra, facendo ad esempio “solo combattimento”, ma al contrario instaurano tra di loro un certo equilibrio.


Dopotutto come dice Miyagi: «Tutto nella vita ha un suo equilibrio e in questo modo tutto va meglio». Tali aspetti, raffigurabili in tre fili interlacciati dai nodi della compassione, dell’onore, della gentilezza e della lealtà, confluiscono tutti nel bandolo della matassa del Ki, l’energia, fondamentale non solo per dare “corpo” al colpo, ma per vincere, prima di tutto, il combattimento preliminare con l’avversario. Una lotta nella quale uno deve necessariamente soverchiare l’altro con l’energia interiore, l’intenzionalità e le sue stoiche convinzioni che gli scaturiscono dentro.

Il percorso di creazione di The Karate kid – Per vincere domani fu molto turbolento sin dal principio, poiché, in primis, la Columbia Pictures dovette chiedere in cessione i diritti del titolo alla casa fumettistica DC Comics per il suo personaggio di punta del 1966 the karate kid e, in secondo luogo, per la stessa formazione del cast attoriale. Invero, sia per il protagonista, sia per il suo maestro giapponese, vennero vagliati tantissimi nomi, come rispettivamente Sean Penn, Charlie Sheen e Kyle Eastwood per Daniel e Makoto Iwamatsu e Toshirō Mifune per Miyagi; ruoli che poi, e un po’ per fortuna, vennero affidati agli attori che tanto amiamo.

Ebbene, proprio grazie all’interpretazione attoriale di William Zabka e del comico stereotipato Pat Morita, (che riuscirono a scardinare i ruoli a loro prefissati), la pellicola ricevette numerose candidature agli Oscar, ai Golden Globe e gli Young Artist Awards dell’ anno successivo. Il tutto avvantaggiato, nel caso di Pat Morita, dall’ispirazione reale dello storico maestro e fondatore di uno dei quattro stili del Karate, Gōjū ryū, Chojun Miyagi.

Usato anche nell’opera, nell’applicazione delle varie tecniche con preponderante influenza cinese e nell’ antico stile della Gru bianca all’atto finale dell’ incontro, il Gōjū ryū, che letteralmente significa “Scuola della Durezza e della Cedevolezza”, proviene da Okinawa ed è caratterizzato dalla mescolanza di colpi duri e morbidi. Questi possono essere al contempo a mano chiusa e lineari o a mano aperta e circolari, utili in contesti di strada per autodifesa a breve distanza.


Come detto nell’incipit, il film fu un enorme successo, di epocale cassa di risonanza, a tal punto da influenzare non solo il mondo dell’arte marziale futura, con un boom colossale di iscrizioni nelle palestre internazionali di karate; ma manipolando definitivamente l’iconografia globale degli anni a venire, con la sua trilogia di sequel, le continue citazioni nei film e serie animate, per non parlare delle sitcom e videoclip musicali.
Insomma The Karate kid – Per vincere domani è uno dei gioielli della corona del cinema adolescenziale sportivo, che ha lasciato in ogni spettatore un barlume della sua luce e morale, splendente da ormai 40 anni.


Bibliografia:

Kenji Tokitsu, Il ki e il senso del combattimento, Luni Ed., Milano, 2002

Stefano di Marino, Guida al cinema di Arti Marziali, Odoya, Perugia, 2019

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